venerdì 10 ottobre 2008

IMPRESA AGROMECCANICA: UN'ALLEATA DELLE AZIENDE AGRICOLE ITALIANE

Un grande cantiere al servizio del settore primario formato da 10.000 imprese professionali impegnate nelle principali colture agricole al fianco di oltre 1 milione di aziende agricole. E’ la fotografia della moderna impresa agromeccanica, che ha nella figura del pioniere trebbiatore di inizio novecento il suo progenitore. Nel corso di questi cento anni il contoterzista si è evoluto da semplice prestatore d’opera a fornitore di una vasta gamma di servizi reali alle aziende agricole: realizzazione delle operazioni colturali insieme a consulenza agronomica e assistenza nella trasformazione. E grazie all’impegno delle imprese agromeccaniche le aziende agricole riescono a coniugare competitività dei prodotti offerti con bassi costi di esercizio, elasticità decisionale sul piano colturale e qualità delle operazioni e delle tecnologie impegnate.
La prima forma di organizzazione della categoria risale al 1905 con la costituzione delle associazioni provinciali dei trebbiatori, confluite nel 1946 in un’unione nazionale. Oggi l’Unima, unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola, aderisce alla Confindustria ed è strutturata in associazioni territoriali presenti in tutte le provincie a elevata vocazione agricola. Una evoluzione caratterizzata anche dalla concentrazione delle imprese che svolgono un numero sempre più elevato di pratiche agronomiche.
Nel 2006 le imprese di meccanizzazione agricola hanno realizzato un volume d’affari complessivo di circa 3,7 miliardi di euro, mantenendosi, quindi, sui valori dell’anno precedente. Le macchine degli agromeccanici hanno lavorato più di 10 milioni di ettari in tutta Italia per una occupazione totale di 40.000 addetti, sia fissi sia stagionali. Il 58% delle superfici lavorate appartengono ad aziende agricole che richiedono più servizi, il 25-30% ad aziende che affidano ai contoterzisti l’appalto globale delle lavorazioni. In termini assoluti le imprese agromeccaniche soddisfano poco meno del 60% della domanda di interventi delle macchine agricole, con punte del 95 per quanto riguarda le operazioni di raccolta cereali e del 73 nella raccolta delle barbabietole da zucchero. Ciascuna impresa lavora una superficie media che varia dai 211 ettari per quelle più piccole a circa 1.000 per quelle grandi. Il bacino di utenza non è invece molto elevato: il raggio di azione è compreso mediamente tra i 5 e i 10 chilometri, e fino a 30 nel caso di particolari cantieri di lavoro, come quelli per la trinciatura del mais. Ciò a causa soprattutto delle difficoltà di spostamento delle macchine durante i periodi di maggior lavoro.
Il peso economico del settore cammina di pari passo anche con l’incremento degli investimenti. Le imprese agromeccaniche mettono a disposizione delle aziende del settore primario una costante innovazione tecnologica. E sono proprio le imprese agromeccaniche ad assumere un ruolo decisivo nel mercato delle macchine nuove, con una capacità di acquisto, nel 2006, di circa 800/850 milioni di euro, diminuita (8/9%) rispetto all’anno precedente. Per alcuni segmenti di acquisti, come quelli dei trattori di grande potenza, la domanda è rimasta pressocchè invariata, mentre per le grandi operatrici si è registrata una forte flessione. Gli investimenti degli agromeccanici corrispondono a poco meno del 30% degli acquisti di macchine agricole, pur rappresentando solo l’1% degli acquirenti.
L’attività delle imprese agromeccaniche non è comunque destinata esclusivamente al settore primario ma si rivolge sempre più anche verso lavori dedicati alla tutela dell’ambiente e cura del verde, movimento terra ed anche alle fasi lavorative post raccolta come la messa in sicurezza, lo stoccaggio per conto dei prodotti e la commercializzazione dei medesimi.

Questo articolo e stato tratto da unima.